Piazza Tortora

657

di Domenico Carbone

Si giunge così allo slargo sul quale s’incontrano gli antichi assi viari di fattura romana : il decumano che seguendo la traiettoria della consolare traiana attraversa in lunghezza la Città  e il cardo che si sviluppa in senso ortogonale sulla direttrice evocante il tratto Venosa-Siponto.

La toponomastica indica con una targa marmorea che la piazza è intitolata a Giuseppe Tortora, che, giovanissimo seguace della Repubblica Napoletana, per il resto della vita mantenne fervide le sue idee liberali e progressiste. Fu nel 1820 Gran Segretario del neonato Senato della Daunia ed eletto deputato al Parlamento nel 1848.  Tortora morì nel 1852 “con i birri alle porte” in una stanzetta di Palazzo Ducale, dove era stato accolto dall’amico amministratore di origini francesi, Frejaville.

Questo spiazzo, dopo varie vicende urbanistiche, è tornato ad essere quel simbolico luogo da cui è partita la nuova forma urbis della Città che ha congiunto la Terra Vecchia ai presidi religiosi ed assistenziali ‘fuori le mura’ dei padri conventuali dei Gesuiti e di S. Domenico verso sud e dei carmelitani ed antoniani ad est. L’ampia superficie ora destinata alla piazza pare abbia coperto uno snodo di cunicoli che dipartivano dai sotterranei del castello ducale per raggiungere luoghi più sicuri a distanza di qualche chilometro dalla Cerignola.