Messaggio di Mons. Renna nell’Omelia della solennità di Maria SS. di Ripalta

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Carissimi fedeli tutti di Cerignola, carissimo signor Sindaco, Amministratori e Consiglieri della Città di Cerignola, carissimo signor Sindaco di Ascoli Satriano, carissimi responsabili delle Forze dell’Ordine, carissimi Presbiteri, Diaconi e Consacrati, mentre nella celebrazione dei Primi Vespri, ieri sera, rivolgevo la mia parola alla comunità ecclesiale, quest’oggi voglio parlare anche alla comunità civile di Cerignola.

Come cristiani dobbiamo avere a cuore la nostra Città e, in questo giorno nel quale veneriamo Maria SS. Madre di Gesù, come celeste patrona, ci lasciamo ispirare da Lei nel nostro impegno civile e nella testimonianza che siamo chiamati a dare da credenti. In questo 2019 celebriamo i duecento anni dalla fondazione della Diocesi di Cerignola e della unione aeque principaliter con quella di Ascoli Satriano, ma facciamo memoria anche di due felici anniversari: la proclamazione a Patrona della Madonna di Ripalta 160 anni fa, il 22 settembre 1859, e la incoronazione della Sacra Icona nel 1949.

Commuove leggere, nel Libro d’oro conservato nell’Archivio Diocesano, i nomi di quanti, settanta anni fa, hanno offerto un oggetto d’oro o d’argento oppure una somma in denaro, perché fossero fuse le corone per il Divino Bambino e per la Sua Madre Santa: sono stati doni fatti con affetto e devozione, tanto più meritevoli quanto più umili sono state le condizioni di chi si è privato di qualcosa di prezioso per la Madre Sua.

In questi due eventi, la scelta della Patrona e l’omaggio delle corone, la Città di Cerignola ha riconosciuto la benevolenza e il ruolo di Maria nella vita ecclesiale e in quella civile, e si è impegnata con Lei, in spirito di fede, come un popolo si impegna con Chi lo guida.

Quale strada indica a questa Città la Vergine santa, patrona e regina? Guardiamo la sua dolce immagine, che tra poche ore tutti i cerignolani accoglieranno per le strade principali: Ella ci mostra Cristo Gesù, nel gesto ampio e significativo della mano, così come in tutte le icone della Odegitria, di Colei cioè che ci indica la Via della nostra vita, Gesù Cristo. E noi, ignoriamo o stiamo seguendo questo suo gesto?

C’è uno stretto rapporto tra Maria Santissima, la Chiesa e la Città: Maria è la dimora di Dio tra gli uomini, così come ce la presenta la Scrittura; la Chiesa è chiamata ad imitarla nella sua accoglienza della Parola e nel suo cammino di adesione al Vangelo: nel mondo la Chiesa è come una primizia, la promessa di un raccolto abbondante di una umanità nella quale, come abbiamo ascoltato, “Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi, non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21,5).

È la promessa di Dio, quella che Egli realizzerà nell’eternità, e che siamo chiamati ad anticipare con il nostro impegno di credenti. Dio ci chiama e ci invita a collaborare per realizzare cieli nuovi e terra nuova. Il Concilio Vaticano II lo ricorda: “Sbagliano coloro che, sapendo che qui noi non abbiamo una cittadinanza stabile ma che cerchiamo quella futura, pensano di poter per questo trascurare i propri doveri terreni, e non riflettono invece che proprio la fede li obbliga ancora di più a compierli, secondo la vocazione di ciascuno” (Gaudium et spes, 43).

Perciò, mentre vediamo attorno a noi tanti segni di riscatto, tanto bene che emerge, tanta buona volontà nel dare un nuovo volto a questa Città, ci rendiamo conto che Cerignola ha bisogno di fare il salto di qualità nella costruzione del proprio futuro, con una cura maggiore della educazione delle nuove generazioni, dell’economia e della vita pubblica.

Cosa ci impedisce, cari fratelli e sorelle, in questo compito di “costruire il futuro”, nonostante la nostra Città abbia tante risorse naturali ed umane? Io credo che il Vangelo di questa XXIII domenica del Tempo ordinario sia illuminante (cf Lc 14,28- 35). Ci illumina quando ci prospetta la situazione di chi vuole costruire una torre o vuole andare in guerra, senza aver fatto prima i conti con le proprie risorse: a volte ci si avventura verso il futuro senza sapere come procedere e cosa si vuole. In che cosa consiste questo errore di valutazione, secondo Gesù? Nel non aver rinunciato alle ricchezze o, meglio, all’avidità e all’attaccamento di ciò che non ci fa andare oltre i nostri interessi. Sembra che il Signore voglia dirci che il futuro richiede grandezza d’animo e non può costruirlo la grettezza o l’egoismo. Per questo Gesù conclude con queste parole: “Chi non rinuncia ai propri averi, non può essere mio discepolo” (Lc 14,35).

Quello che Gesù dice per il suo discepolato, e noi siamo suoi discepoli nel mondo contemporaneo, vale per ogni persona che voglia condurre un’opera bella e buona, come quella di dare il proprio contributo per la edificazione della città dell’uomo. Cominciamo dal pensare ai poveri e ai figli dei poveri. Sono tanti i genitori che non mandano a scuola i loro figli e causano la “dispersione scolastica”. Così facendo essi “uccidono” il domani dei loro ragazzi, lasciandoli a bivaccare nelle loro case, in mezzo alle strade. Un ragazzo che non studia, che non si impegna con l’amorevole insistenza dei genitori, della scuola e delle istituzioni, è molto facile che diventi lo spacciatore di oggi, il povero di domani, il derelitto che rischia di vivere di espedienti. Quando noi lasciamo i ragazzi fuori dalla scuola, rinunciamo ad educarli, decostruiamo questa Città, facciamo il più bel favore alla malavita.

Cari genitori, cari rappresentanti delle istituzioni: costruiamo il futuro dei più poveri facendo sì che nessun ragazzo si perda per strada! Pensiamo al futuro economico della nostra città. Questo territorio ha molte risorse, che sono la sua benedizione, ma che sono state la sua condanna quando hanno creato l’ingiustizia di un latifondismo che negava i diritti dei lavoratori o li affermava non in una visione di pace sociale, ma di lotta di classe.

Il futuro passa attraverso la giustizia e la sostenibilità ecologica. Non pensano al futuro della Città quegli imprenditori che accumulano una ricchezza effimera: se i salari sono ingiusti e non danno sicurezza economica ai dipendenti; se le attività sono illecite, come ad esempio la cannibalizzazione delle auto o le truffe ai clienti e allo Stato, rivelano un modo di agire stolto, che pensa che la illegalità porterà frutti.

Chi non ha cura del territorio vive fuori da una cultura politica ed economica che ci ricorda che per il pianeta ci potrà essere un punto di non ritorno. La nostra Città potrebbe avere tante eccellenze nella quale, senza obbedire ai poteri occulti di chi si arricchisce sulle spalle di chi dipende dalla droga, dal gioco d’azzardo e della povera gente, ci potrebbe essere una economia più florida. Cari imprenditori, cari amici delle istituzioni, costruiamo il futuro di una economia sostenibile, trasparente, che produca un benessere condiviso!

Il futuro di una Città lo costruisce soprattutto la politica. Questa Città, che ha una tradizione politica, la rinnovi e la metta al servizio del futuro, dei giovani, delle famiglie e del territorio, con purezza di intenzioni, rettitudine di mezzi, lungimiranza dei fini. Costruite il futuro con una politica di alto profilo! Oggi guardiamo a Maria, per imparare come si costruisce il futuro. Lei ci indica quel Bambino che stringe tra le mani il rotolo delle Scritture, il suo messaggio di Verità e di Amore. Lei è promessa che ci sarà una Città rifatta da Dio, la Gerusalemme celeste, nella quale non trionferà più il male, non ci sarà lutto, lamento, grida di oppressi. Non senza il nostro impegno, però. Come ci insegna sant’Ignazio di Loyola, “preghiamo come se tutto dipendesse da Dio, agiamo come se tutto dipendesse da noi”.

E, quindi, cari cerignolani, continuiamo a deporre sul capo di Gesù e di Maria quelle corone fatte con i doni dei vostri genitori e nonni, e diciamo: “Maria, Madre nostra, aiutaci a rendere più bella, più onesta, più ricca di umanità, questa Città che ti acclama ancora Regina”. E quando dimenticheremo di fare la nostra parte, prega perché si risvegli la nostra coscienza e sia senza pace finché non avrà percorso le vie della giustizia e della pace. Così sia.