La faida criminale degli anni 90 nel monologo della testimone di giustizia: “Cerignola è ancora la terra di Maria”

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Bruno: “Una storia surreale ma drammaticamente vera”. Bonito: “Operazione culturale potente per dire no alla mafia”

La preziosa testimonianza di “Maria”, amante di un boss locale, e che ha contribuito a mettere alla sbarra il gotha della mala cerignolana nell’ambito del processo Cartagine, negli anni 90, è andata in scena questa mattina al Teatro Roma di Cerignola alla presenza degli studenti delle scuole superiori della città in un incontro fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale. 

“Sola contro la Mafia” è una storia vera, che si è iniziata nel 1984 e ancora non trova fine. Maria, ai tempi giovane e dal passato complicato, conosce “Vito”, del quale si innamora perdutamente prima di iniziare a scoprire, poco a poco, il lato oscuro di quella relazione. Vito è un boss di Cerignola, che negli anni 90 vive sulla sua pelle la faida tra clan e quella storia d’amore finisce per essere lo specchio di quei concitati anni, tra imboscate, vestiti sporchi di sangue, sequestri, omicidi, armi e tanta violenza. Non potendo fuggire da quel legame, poiché minacciata, Maria scopre di essere incinta e scappa per sempre da Cerignola diventando testimone di giustizia: “So che non rivedrò mai più la mia terra”, dice in un audio diffuso dallo scrittore e giornalista Francesco Minervini, che ha raccontato la sua storia nel libro “Non la picchiare così”, edito da “La Meridiana” e diventato oggetto della rappresentazione teatrale “Sola contro la Mafia”, affidata alla regia di Vito D’Ingeo e all’interpretazione di Arianna Gambaccini.

“Abbiamo fortemente voluto che questo monologo- spiega l’assessore alla cultura Rossella Bruno- si svolgesse proprio qui a Cerignola. La platea dei nostri studenti ha mostrato grande interesse per una storia a tratti surreale, ma che purtroppo racconta la verità. Maria, con non poche difficoltà, ha superato le sue paure e ha affrontato la Mafia a viso aperto, contribuendo al buon esito del processo Cartagine, che negli anni 90 ha smantellato i clan di Cerignola. Oggi Cerignola ha voluto comunicarle, a distanza, che questa è ancora la sua terra”.

“È stata un’operazione culturale potente, inseguita da tempo, che- commenta il sindaco Francesco Bonito- incarna i valori dell’antimafia sociale. Conoscere per capire e capire per combattere il sistema mafioso che con varie sfumature soffoca la nostra realtà ed il nostro territorio. Il filo conduttore di questa mattina è stato “coraggio” nel dire no alla mafia. Questo è il messaggio che vogliamo trasferire ai nostri ragazzi, che, sono sicuro, avranno modo di riflettere su una realtà che forse pensavano potesse esistere soltanto nei film”.