Quale Governo uscirà dall’uovo di Pasqua?

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Ieri ci sono state le nomine dei Presidenti dei Gruppi Parlamentari alla Camera e al Senato.

Anna Maria Bernini (FI) – Senato

Mariastella Gelmini (FI) – Camera

Giulia Grillo (M5S) – Camera

Danilo Toninelli (M5S) – Senato

Graziano Delrio (PD) – Camera

Andrea Marcucci (PD) -Senato

Riconfermati per la Lega:

alla Camera Gian Carlo Giorgetti

al Senato Gian Marco Centinaio

Riconfermati per FdI:

alla Camera Fabio Rampelli

al Senato Stefano Bertacco

Per Liberi e Uguali e gruppo misto:

alla Camera Federico Fornaro

al Senato Loredana De Petris

 

Se l’elezione dei due presidenti delle Camere, Roberto Fico (M5S) e Maria Elisabetta Alberti Casellati (FI), è stata “facile” – anche se ha fatto venire i crampi ai colonelli di Forza Italia ( Brunetta e Romani)- , non è detto che per  formare un governo lo sia altrettanto.

Oltre alla sciagurata legge elettorale, orfana del premio di maggioranza, voluta dal PD e votata da Forza Italia e Lega per non far comandare nessuno e soprattutto  contenere il devastante risultato dei Cinquestelle, ci sono due forze che da sole non potranno governare se insieme non troveranno un compromesso che vada oltre i personalismi e le facili promesse elettorali.

Se da un lato abbiamo la “Flat tax” della Lega dall’altra sponda il reddito di cittadinanza dei Cinquestelle che per ovvi calcoli di budget difficilmente potranno essere soddisfatte.

Ma in politica i giochi sono la naturale strategia per arrivare ad un compromesso senza il quale la democrazia non trova il suo spazio di dialogo e di convergenza. Salvini o Dimaio?

Qualcuno da una parte (la Lega) ha fatto più passi indietro rispetto ad altri –concedendo la Camera ai 5stelle e il Senato a FI. I Grillini d’altro canto fanno manovre di avvicinamento definendo (per bocca di Grillo) Salvini persona di parola. Che Dimaio sia “innamorato di Salvini” è cosa nota tanto da stimolare l’estro di un artista su un murales, e tanto da ostacolargli un rapporto di “matrimonio putativo” con il cavaliere. Un governo senza un qualche coinvolgimento di FI è per Salvini  è un suidicio politico. Qusti sono alcuni punti chiave che Mattarella dovrà tenere conto.

Con la  nomina avvenuta ieri dei capigruppo alla Camera e al Senato si andrà a concludere quel percorso istituzionale che porterà Mattarella ad aprire le consultazioni previste per il 3 aprile. Oltre ai capigruppo delle Camere, alle consultazioni parteciperanno l’ ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano e i Leader dei partiti.

Al termine delle consultazioni Mattarella individuerà un Leader a cui affidare il compito di formare un governo.  Poiché il risultato elettorale non ha portato numeri sostanziosi per una fiducia al governo, è molto probabile che il capo dello Stato non gli affidi un incarico pieno, ma solo esplorativo per valutare la possibilità di trovare una maggioranza per governare.

Se alla fine del primo giro di consultazioni non si arriva all’individuazione di una maggioranza, Mattarella potrebbe procedere – probabilmente intorno al 10 aprile – a nuove  consultazioni.

Individuata  una maggioranza in Parlamento e la scelta del premier, al Presidente della Repubblica non resta che convocare la figura scelta per governare e affidargli l’incarico o il preincarico. Anche a questo punto la personalità scelta può accettare subito o con riserva. Ovvero confrontarsi con le forze politiche e valutare la fattibilità.

Ad incarico accettato al Premier toccherà  formare un governo, offrendo una rosa di ministri al vaglio del Capo dello Stato. Ottenuta l’intesa con il Colle si procederà al giuramento dei Ministri  al Quirinale.

La fase successiva prevede che i Ministri e il Capo del Governo si rechino a  Palazzo Chigi per la cerimonia della campanella, cioè il passaggio di consegne con il premier uscente, che avviene appunto con la consegna da parte del Premier dimissionario di una campanella al Capo del nuovo governo. A quel punto si tiene la prima riunione del Consiglio dei Ministri durante la quale verrà nominato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. L’ultimo atto e il più difficile è il voto di fiducia che il nuovo governo dovrà ottenere nei due rami del parlamento.

Il Presidente del Consiglio davanti alle Camere terrà un discorso programmatico indicando quali saranno i punti essenziali dell’esecutivo e le priorità.

Una volta incassata la fiducia il governo sarà a regime.

Più facile a dirsi che a farsi!